Alexandra La Capria (attrice e
sceneggiatrice) Roma
11.4.2008
Intervista di Gianfranco Gramola
Una donna con l’intelligenza nel cuore
Alexandra La Capria è nata a Londra, nel
1966. Figlia dello scrittore napoletano Raffaele La Capria e dell' attrice
Ilaria Occhini, è sposata con l'attore e doppiatore Francesco Venditti (figlio
del cantautore Antonello e dell'attrice e doppiatrice Simona Izzo), dal quale
ha avuto due figli, Alice e Tommaso. Negli ultimi tempi ha messo da parte il
ruolo di attrice, per dedicarsi anima e corpo alla famiglia e alla scrittura di
testi teatrali.
Filmografia
Attrice:
Tutti gli anni, una volta l’anno (1993) – Metalmeccanico e parrucchiera in
un turbine di sesso e politica (1996) – Camera da letto (1997).
Sceneggiatrice:
Gas (2005) – Tutte le donne della mia vita (2007) di Simona Izzo.
Ha detto:
- Sono una
donna terribilmente celebrale, contorta. Mio marito Francesco, mi aiuta ad
alleggerire il rapporto con la vita, a guardare le cose per quello che sono,
senza cercare significati nascosti.
- Finita
l’Accademia ho lavorato per un paio di anni con Gabriele Lavia e Monica
Guerritore. Poi ho preferito dedicarmi alla scrittura, intraprendere il mestiere
di sceneggiatrice senza peraltro dimenticare la recitazione.
- Credo
molto nel mistero della vita e quindi ho senz’altro un rapporto religioso con
la vita. So che il mistero esiste ed è quello che mi dà un certo senso di
rispetto per la vita e per l’umanità.
Curiosità
- Ha
pubblicato il libro “Senza testa”, dialoghi rosa fragola e noir (Manni
Editori).
- Gestisce l’agriturimo fattoria
“La striscia”, che si trova tra i vigneti dei Colli Aretini, ad appena 1 Km
dal centro storico di Arezzo (www.lastriscia.com)
Intervista
L’appuntamento è per mezzogiorno.
Com’è il tuo rapporto con Roma,
Alexandra?
Il mio rapporto con Roma è un rapporto molto
sentimentale, Gianfranco, perché la sento come l’unica città vivibile per
me, una zona franca nel mondo. E’ una città che ti dà un certo senso di
dolcezza, di questo modo di vivere che è molto dolce. Poi mi piace proprio il
fatto che questa città ha questo vantaggio, cioè di essere così varia, pur
essendo così caotica, però ha degli spazi contemplativi in cui provo piacere
camminarci. E’ una città a cui non rinuncerei mai, perché è molto diversa
da molte altre grandi città. Anche Parigi è una città che mi piace molto, però
ci sono delle città europee e delle città italiane che sono magari più
strutturate, più organizzate e ti parlo ovviamente da Roma in su, però
sinceramente devo ammettere che questo tipo di armonia che ha Roma, non l’ho
trovato mai da nessuna parte. Poi Roma è sempre la mia città, perché c’ho
sempre vissuto fin da piccola e anche per questo il mio legame è sentimentale.
C’è un angolo di Roma a cui sei
particolarmente legata?
Io amo molto girare Roma a piedi, e come
angolo mi piace molto Trastevere, anche perché lo conosco molto bene. Ma ci
sono altri angoli di Roma che amo, tipo nelle vie vicino a piazza Navona, o se
uno si addentra di più e va a via dei Coronari, si trova in un posto
fantastico, fuori dal mondo. Il Tevere, ad esempio, io vado giù sulle sue rive
a correre la mattina, poi c’è il tramonto dai ponti…. Roma è fantastica in
tanti angoli e come ti ripeto, Roma bisogna girarla a piedi per dargli il giusto
valore che merita e io me la giro e rigiro parecchio a piedi.
I romani, come li trovi?
I romani sono un po’ grevi (risata) nel
loro modo di essere, nel loro mondo di esprimersi, però una cosa che mi piace
molto dei romani è che sono molto schietti, molto diretti. Sono anche molto
generosi e un’altra cosa che i piace di loro è che c’è nello spirito
romano un lato un po’ parossistico dell’assurdo, surreale, per cui tutto quello che è lo spirito romano, la battuta, l’umorismo,
ecc… ha un qualcuno di antesignano che mi è sempre piaciuto (risata).
Cosa ti dà più fastidio di Roma?
A parte il traffico? Beh! Dato che Roma è
una grande città e quindi è anche il centro della cultura, penso che la cosa
che più mi dà fastidio di questa città è che c’è poca organizzazione
rispetto alla cultura. Visto che è una capitale, potrebbe avere offerte e
organizzazione di proposta. La cultura la sento molto legata alla politica e mi
dà fastidio questa convivenza di tutto, con la politica che dirige qualsiasi
cosa, anche qualsiasi evento culturale. E questa è una cosa molto negativa.
Per un’artista, Roma cosa rappresenta?
Per un’artista Roma rappresenta un posto
dove tu hai in qualche modo di sfondare e quindi di far vedere quello che vali.
Roma non è una città stretta e quindi è una città che ti da sentire a tuo
agio. Hai la possibilità di incontri, ma l’unica cosa per cui Roma non è
adatta per un’artista è che ancora non ci sono spazi che permettano ad
un’artista di esprimersi al meglio e realizzarsi, in base al suo impegno e
alle sue capacità. Roma non è una città meritocratica e questo penso che sia
un difetto italiano, non solo di Roma. Ma Roma, essendo il punto dove si fa il
cinema, la televisione, è il centro del teatro e della letteratura. Penso che
ci sia molto poco, in questo lato, che Roma diventi una città contemporanea a
livello delle altre grandi città.
In quale Roma del passato ti sarebbe
piaciuto vivere?
Questa è una domanda un po’ complicata (risata). Sicuramente nella Roma odierna, perché se guardo indietro nella
storia, Roma ha avuto dei momenti storici assai movimentati. Però, se dovessi
proprio scegliere, direi quella del dopo guerra, quello della rinascita e poi
quello della Dolce Vita.
Lasciamo perdere Roma e parliamo del tuo
lavoro. Come ricordi il tuo debutto artistico?
Ho debuttato che avevo 19 anni, se ricordo
bene, con la compagnia di Gabriele Lavia, l’ex marito di Monica Guerritore.
L’impatto con il teatro l’ho vissuto con emozione, ma ero tranquilla perché
debuttavo con una compagnia importante e poi lavoravo con Gabriele che è sempre
stato molto maniacale nel suo lavoro, quindi come ti dicevo prima, da una parte
ero emozionata e dall’altra parte ero molto tranquilla. Quindi ero molto
tutelata dalla mia preparazione artistica, pero’ mi ricordo una fortissima
emozione, perché a teatro sei a tu per tu con il pubblico e quindi non puoi
rifare una scena, come nel cinema o in Tv. Insomma è stato un approccio
emozionantissimo.
Alexandra con la madre Ilaria Occhini
Qual è stato il complimento più bello
che hai ricevuto?
Me l’ha fatto sicuramente mio padre, perché
lui mi conosce meglio di chiunque altro. Mi ha detto che io ho l’intelligenza
nel cuore (risata).
Com’è il tuo rapporto con la Fede?
Non sono una cattolica praticante, però
credo molto nel mistero della vita e quindi ho senz’altro un rapporto
religioso con la vita. So che il mistero esiste ed è quello che mi dà un certo
senso di rispetto per la vita e per l’umanità. Direi che sono più di stampo
cristiano, se dovessi definirmi e credo molto nell’esempio di Cristo.
Hai dei progetti?
Vorrei ritornare al teatro, perché per tanti
anni mi sono dedicata al cinema, alla sceneggiatura e soprattutto alla mia
famiglia, realizzando delle belle cose, ma ora sento che è il momento di
ritornare al teatro che è una mia vecchia passione che sta riaffiorando. Adesso
ho scritto due commedie, spero di realizzarle al più presto, però voglio anche
continuare a dedicarmi al cinema, anche se è molto complicato in Italia, perché
è molto più semplice fare il teatro che il cinema.
A chi vorresti dire grazie?
Un grazie di cuore a mio padre.